Oasi del Farneto

In Italia vivono oltre 57.000 specie di animali: un vero patrimonio naturale. Alcune di queste specie sono considerate endemiche, si trovano cioè solo da noi e contribuiscono a formare quella che viene definita : biodiversità, cioè la varietà di esseri viventi che popolano la Terra. Oggi sono a rischio estinzione il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, il 76% degli anfibi, il 69% dei rettili e l’88% dei pesci di acqua dolce. Sicuramente gran parte della colpa deve essere attribuita all’uomo che sottraendo notevoli spazi alla biodiversità causa gravi alterazioni all’ecosistema con la progressiva crescita dell’urbanizzazione e la grave riduzione delle aree naturali con conseguente impoverimento delle specie animali.
Il bosco del Farneto prende il nome da una specie di quercia, Farnus, che ancora oggi costituisce il 60% della sua superficie boschiva .
Alle origini la vegetazione di questa zona era costituita principalmente da un bosco di roveri e roverelle che però nell’ultimo conflitto mondiale vennero quasi totalmente tagliate per rifornire la popolazione di legname. Dopo la fine della guerra vi furono una serie d’interventi di riforestazione che proseguirono sino al 1953 ed in questi interventi vennero messe a dimora  le latifoglie ma anche conifere come il pino nero. Oltre a questi due tipi di bosco lungo il corso del Torrente Grande sono presenti un piccolo canneto vicino al Rio Slep ed un boschetto ripariale, alquanto raro nella provincia di Trieste dove le zone umide sono poche. All’interno di questo ambiente naturale, anche parzialmente degradato, con scarso intervento antropico la fauna esistente si è trovata a subire un ridotto disturbo. Ecco dunque che anfibi, uccelli, pipistrelli e piccoli mammiferi insettivori contribuiscono a limitare la diffusione di fitopatologie, riducendo il numero di insetti nocivi; serpenti, uccelli notturni e diurni, e mammiferi come faina e volpe riducono lo sviluppo della comunità di ratti.
Le aree protette rappresentano, dunque, uno strumento importante per la tutela degli ecosistemi naturali e delle biodiversità:costituiscono un rifugio per animali feriti o in difficoltà, una protezione nei periodi di riproduzione delle specie, svolgono un compito didattico-educativo, preservano gli animali non più liberabili da un infausto destino. Ecco perché l’ENPA ha arricchito il Centro di accoglienza fauna selvatica di via Marchesetti di una Oasi, quella del Farneto appunto, con uno spazio verde all’interno del centro urbano di Trieste di oltre 80.000 metri quadrati dove è tutelato l’ambiente con la sua flora e trovano spazio e protezione gli animali tutti che vivono sul territorio, quelli in libertà e quelli in cura.
All'interno dell'Oasi del Farneto si è provveduto nel 2017 - 2018, oltre ai recinti ed ai ricoveri esistenti, alla realizzazione di ulteriori ricoveri per 10.000 mq, di un I° e II° lotto con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia - Direzione Centrale salute, politiche sociali e disabilità e di altri 13.000 mq. del III° e IV° lotto in autofinanziamento grazie al sostegno di soci e contributi.